Friday 11 April 2008

Fernando Lugo, la speranza del Paraguay




PUBBLICATO SU "LA STAMPA"

Non ama alzare la voce Fernando Lugo: nemmeno nel piú infuocato dei comizi il “vecovo rosso”, definizione che non gli piace affatto, perde il tono deciso ma pausato acquisito nelle tante omelie di trent’anni di sacerdozio. Il monsignore che ha lasciato le vesti per gettarsi in un lunghissimo anno e mezzo di campagna sa di potercela fare; i sondaggi lo danno vicino alla presidenza del Paraguay, mettendo cosí fine all’egemonia di un partito-Stato che lo ha governato da 60 anni, con 35 anni di dittatura militare compresi. Dopo un anno a mezzo da laico, sandali da francescano e fresche camicie bianche di lino, ha preparato un nuovo pacchetto di slogan di campagna,“la Fede nel cambiamento”, “la voce del popolo è la voce di Dio”, che rimandano alla usa “altra” vita.
“Secondo la teologia cattolica uno resta sempre uomo di Chiesa. La politica in Paraguay ha perso da tempo i valori fondamentali, soffocata da una guerra sporca senza esclusioni di colpi. Ma la politica, in sè, è buona, Pio XII diceva che è l’espressione piú pura e sublime del servizio, dell’impegno, dell’amore. Vogliamo rivendicare questo, la ricerca del bene comune, un mezzo per restituire la dignitá al cittadino, cambiare questo paese che ha sofferto tanto”.
Era dai tempi della Teologia della Liberazione che non si vedevano sacerdoti impegnati attivamente in politica. C’è ancora spazio per le due cose ?
“Quando ho abbandonato le vesti ho ricevuto da Roma una sanzione canonica di sospensione del ministerio per potermi dedicare a pieno alla politica. Perfetto. Ho buone relazioni con la chiesa continentale, partecipo agli incontri che si fanno qui, amo questa Chiesa a cui ho dedicato 30 anni della mia vita e credo che la presenza di molti sacerdoti in zone difficili sia non solo utile ma a volte anche necessario”.
E’ un aiuto o uno svantaggio, per la sua carriera politica, l’essere stato vescovo e che tipo di reazione ha avuto dal Vaticano quando ha comunicato la sua decisione di lanciarsi per la presidenza ?
“La Chiesa è una delle poche istituzioni ancora credibili in questo paese. Io mi considero un uomo aperto a tutti i credi e movimenti sempre che si possa lavorare per migliorare la società. Benedetto XVII è un uomo fedele ai suoi principi, alle sue idee. È un pontificato diverso da Giovanni Paolo II, che punta molto sul rafforzamento della presenza della Chiesa, con una nuova evanglizzazione. Sono messaggi forti, che vanno rispettati”.
Lei parla di uno Stato mafioso, ci sono sospetti di brogli. Ha paura di non farcela, di arrivare ad un passo dalla vittoria ?
“La mafia non ha un volto visibile ma si vedono le copnseguenza dei suoi gesti, questo è un paese molto corrotto che è famoso ingiustamente nel mondo per la criminalitá, il record di corruzione, il contrabbando. La maggioparte della popolazione è brava gente, onesta ed eroica, che lavora e che sogna un’avvenire migliore. C’è un gruppo ristretto di individui che governa da sempre e che è il responsabile della situazione in cui siamo. Il problema non è il Partito Colorado in sé ma la struttura che lo controlla, i soggetti che l’hanno usurpato. Storicamente sono esistiti i brogli ma adesso la vedo difficile. Molta gente, anche dal partito Colorado, sta capendo che l’unica opzione possibile per cambiare il Paraguay è quella di votare contro questa la mafiosa e si unisce a noi”
Per certe sue posizioni è stato paragonato ad Hugo Chavez e ad Evo Morales, alla sinistra piú radicale del continente. Si sente un “vescovo rosso “?
“L’America Latina deve recuperare la parte piú pregiata della sua storia. I nostri grandi eroi dell’indipendenza sognavano con una continente integrato, giusto, libertario. Oggi, a duecento anni di distanza, ci sono nuovi stimoli per cercare questa integrazione in molti apsetti che sono essenziali per il futuro dei nostri paesi e che vanno al di lá delle questioni ideologiche: la lotta contro la povertá, l’alimentazione, la rete energetica”.
In campagna elettorale ha detto che se sarà presidente spingerà per rivedere l’accordo di sfruttamento della centrale energetica di Itaipú, per chiedere al Brasile una maggiore retribuzione a cambio dell’energia idrolettrica che usa per alimentare le regioni meridionali. Sarà un terreno di scontro con il vostro vicino piú importante ?
“Ho visto Lula ad inizio del mese. Gli ho spiegato che nel Mercosud esistono delle assimetrie molto forti e che per creare il miglior clima bisogna sapere eliminarle creare rapporti di forza piú giusti. Questa è una delle nostre bandiere di campagna. Non cerchiamo la rottura ma che ci venga riconosciuto in termini equitativi quello che diamo”
Nei suoi comizi si presenta spesso con dei bambini. Promette loro di lavorare affinché non siano costretti ad emigrare, come hanno fatto milioni di paraguaiani, alla ricerca di lavoro. Cosa le chiede la gente ?
“Non mentire, rispettare gli impegni presi, lavorare per il cambiamento reale del paese, formare un governo nuovo che rispecchi la pluralità della coalizione che abbiamo formato, che è formata da nove partiti e venti associazioni civili. Mi chiedono di andare avanti, che questa è davvero la volta buona”.

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