Tuesday 12 February 2008

Oaxaca, la repressione che "funziona".



Sono stato a Oaxaca, bellissima città messicana, che è stata l'anno scorso scenario della forte protesta popolare contro il governo secolare del PRI, il partito-stato da sempre al potere e forte di un potente apparato clientelare. Il governatore scelse la via della repressione, le immagini degli scontri nella bella piazza coloniale fecero il giro del mondo, un camaraman freelance statunitense perse la vita, i leader della APPO, l'assemblea popolare formata da sindacati, studenti, rappresentanti della comunità indigene furono messi in galera. Per la sinistra mondiale Oaxaca diventava un nuovo simbolo di lotta, un nuovo Chiapas, una nuova Genova. Molti ancora oggi sostengono che da quelle parti la miccia della ribellione antimperialista, contro la globalizzazione è ancora accessa. Sarebbe bello ma così non è. La repressione di Ulises, il famigerato governatore venne accompagnata da un bell'accordo con i docenti, la forza politica più importante dello Stato, da sempre vicini al governo locale. La città è stata militarizzata per un bel periodo e ancora oggi si vedono poliziotti circolare giorno e notte per le vie del centro su jeep scoperte. La gente del posto non ne vuole più sapere della protesta, anche perché per diversi mesi il turismo, principale fonte di lavoro per una delle regioni più povere del Messico, crollò. La APPO vive ancora ma la sua forza, anche nelle comunità indigene, è molto calata. Su Oaxaca ci sono interessi economici fortissimi, la sua costa pacifica è molto bella e diversi gruppi messicani e nordamericani hanno progetti ambiziosi, farla diventare la nuova riviera Maya. Puerto Escondido come Cancun, aeroporto internazionale, autostrada e palazzoni sulla spiaggia. Con beneplacito, ovviamente, del governo locale e federale. La repressione, da queste parti, ha vinto, c'è ben poco da sperare...

1 comment:

Unknown said...

Credo che la Appo stia semplicemente vivendo un momento di riflusso legato sia a scelte politiche sbagliate sia alle condizioni oggettive in cui si trova oggi Oaxaca (non è facile continuare a protestare quando ti imprigionano e ti torturano se ti và bene o ti ammazzano).
Non sono così pessimista sul futuro del movimento, quando verranno al pettine questioni cruciali, come lo sfruttamento delle risorse di cui è ricco lo stato questo comporterà una ripresa dello scontro, e la Appo ritroverà nuovamente l'appoggio della popolazione. L'esperienza vissuta poi dai dirigenti del movimento nel 2006 sarà preziosa.
Vi invito a vedere il documentario che ho realizzato a Oaxaca il Febbraio scorso con la mia compagna Allieta Melchioni:
http://video.google.com/videoplay?docid=9033991417795626839

Tabai Massimo